Idroponica e coltivazione in lana, la stagione riparte con il Mantegna
Progetto T.E.R.R.A. è il contesto nel quale riparte la stagione dei semenzai, dove? all’istituto turistico Alberghiero di Brescia A. Mantegna. Sei classi e un paio di gruppi interclasse con i quali allestiremo l’orto-giardino idroponico sulla terrazza della biblioteca! Un bellissimo spazio a vetrate che accoglierà le lezioni teoriche. Vi rimandiamo al blog del progetto, curato dal Capofila Nuovi Orizzonti, per conoscere tutta la rete di collaboratori e le attività previste; lo potete raggiungere a questo link.
Ma non è tutto, oggi un modulino acquaponica è stato consegnato alla scuola dell’infanzia di Cogozzo Villa Carcina, una nuova avventura con i bimbi inizierà a fine mese!
Qui un po’ di gallery
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“Economia Circolare” e il premio a “Senza terra”
Per Associazione Post Industriale Ruralità ricevere la menzione del premio d’eccellenza “Verso una economia circolare” (vai al sito internet del premio e omonimo progetto), è stato un riconoscimento importante, una giornata di incontri, idee e conferme… che il progetto “Senza Terra Coltivare in lana” ha preziose possibilità di crescita.
Trovare un’alternativa alla coltivazione a terra, riutilizzando la lana in indroponica e acquaponica, non è solo una credibile occasione di autosufficienza alimentare della montagna, è anche una risposta alla manutenzione del territorio grazie alla valorizzazione della pastorizia.
Piano piano, “mettendo un giorno di lavoro davanti all’altro”, si cresce.
Grazie a tutti i partner del progetto: Fondazione Cogeme, Kyoto Club, Fondazione Castello di Padernello, Provincia di Brescia, Università degli Studi di Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore e la Coperativa CAUTO; a tutti coloro hanno collaborato al progetto Senza terra nei suoi cinque anni di attività e gli enti filantropici che hanno creduto in noi, fra questi ricordiamo Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bresciana e Associazione Enel Cuore.
F. C.
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Coltivazioni acquaponiche e idroponiche tra Saviore dell’Adamello e Sellero
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Nel modulo portato da Bienno a Saviore dell’Adamello, dopo la prima fioritura, Calendula e Borragine sembrano aver perso vigore. La Borragine non ha gradito il letto di crescita sin dall’inizio, credo che l’impianto radicale abbia bisogno di più profondità rispetto al nostra piccola vasca di soli 11 cm. Ma in questa lotta per la sopravvivenza sono comunque riusciti ad andare a seme…prima che pomodori e i fagioli monopolizzassero la scena. Il modulo prende luce diretta solo un paio d’ore al giorno e questa…vi sembrarà strano sentirlo… è un’estate piovosa e fresca qui a 1200 metri sul livello del mare.
Tutt’altra faccenda sono i moduli di Sellero…dove tutto è esploso. In questi due moduli (che prima si trovavano a Ponte di Legno e Vezza d’Oglio), le piante non possono contare sul nutrimento dei pesci, ma in un sacchettino di organza è stato messo un pugno di lana sucida…e al momento non sembrano manifestare carenze particolare. Belli gli adattamenti “formali” che hanno scelto. per distribuire pesi, iseguire la luce e cercare legature improbabili…come il fagiolo che partendo dal primo modulo a destra arriva fno a aquello di sinistra…la vasca giovane, trapiantata solo sabato.
Ma non smettete di seguirci questa settimana ci attendono grandi lavori e nuove sperimentazioni! …e poi domenica apriamo, in occasione della Maialonga di Sellero il percorso multisensoriale della Vasca SEB
…con una grande (ma proprio grande) sorpresa. A presto!
F. C.
Una racconto dedicato a noi
Un giorno da Roma ci giunge una telefonata, due giornalisti stanno lavorando a un articolo sui lasciti della manifestazione “The floating piers” in Valcamonica. Di lì a non molto ci vengono a trovare Ylenia Sina e Daniele Nalbone. Nasce così uno scambio che oggi si concretizza in questo racconto di Daniele. Ci fa piacere: vedere gente che si sposta inseguendo una ricerca; vedere che qualcuno sa investire tempo, energie e denaro in una esplorazione del territorio e delle idee; entrare in relazione con un nuovo contesto culturale che come ogni contesto è lontano e vicino allo stesso tempo quando si creano dei legami. E poi…c’è che l’Atlante di Economia Circolare al quale Daniele ci ha chiesto di aderire è pieno di storie molto interessanti.
Dunque se avete voglia e vi fa piacere votateci, ma soprattutto prendetevi il tempo di partire alla scoperta di una parte di paese che se lo merita tutto!
Cliccate sul banner dell’articlo qui sotto e …buona lettura.
F. C.
Dopo i ritiri di fine anno
Dopo aver ritirato i moduli alla fine dell’anno scolastico, a quasi un mese dalla conclusione degli incontri di orto terapia con gli studenti, ecco qualche considerazione.
- Lavorare con le mani, la terra e la lana si riconferma un’attività altamente… destabilizzante. Mette in una situazione inedita e le relazioni, così come l’autodeterminazione dei singoli alunni, vengono messe profondamente in discussione.
Per i ragazzi è un modo di confrontarsi con la propria manualità facendo esprimere chi normalmente, in un lavoro di classe più cognitivo, resta ai margini. Ma non solo. L’odore forte della lana, le sensazioni tattili e – chiamiamolo così- “lo sporco” che un laboratorio come questo comportano, costringono a confrontarsi e scontrarsi con gli status symbol, l’autorappresentazione, i ruoli, le visioni del contesto scolastico, consolidati. D’altra parte collaborare in questi laboratori è necessario, per i tempi stretti che dettiamo (necessari affinchè l’urgenza della finalizzazione chiami tutti a darsi da fare assumendosi la responsabilità del risultato); il peso dei materiali (che non tutti sono in grado di sopportare); l’altezza necessaria a montare questa o quella parte strutturale (che non tutti hanno); la manualità fine o la forza che richiede più persone ben affiatate. Ogni gruppo deve trovare il modo di aiutarsi e condurre in porto la parte del lavoro assegnata, indispensabile per proseguire e non vedere morire tutto (il proprio semenzaio o orto).
Così abbiamo assistito a ragazze che si sono appassionate all’idraulica, ragazzi con problemi relazionali che hanno coordinato i lavori, altri che hanno parlato di tradizioni di paesi lontani e tradotto in un’altra lingua (la loro d’origine), i termini dei laboratori, gruppi classe che hanno saputo fare tanto e bene in poco tempo grazie ad un riuscito lavoro di squadra. Ma l’impatto non è sempre dei più semplici. - I laboratori nelle scuole secondarie di primo grado hanno rivelato che l’impegno quotidiano necessario per la cura di una pianta non è per tutti: non tutte le scuole hanno spazi, situazioni e tempistiche che lo permettono. Ma nonostante fosse impegnativo e non sempre gratificante, molte delle classi hanno adottato il modulo con passione. Hanno curato il semenzaio prima e l’orto verticale dopo; hanno espresso capacità organizzativa per creare turni al fine di irrigare più volte al giorno e, in qualche caso anche manifestato un bellissimo spirito d’intraprendenza. Qualche classe ha chiesto la possibilità di rientro a scuola nei giorni festivi per dare da bere alle loro piante; dialogare con altre strutture, come le case di riposo, per il trasferimento e adozione del modulo per il periodo estivo; e addirittura c’è un’insegnante che si sta sperimentando nella loro sua gestione domestica. Non meno interessanti sono le tante presentazioni che i ragazzi hanno creato per raccontare, fuori dalla scuola quanto hanno fatto. Ognuna con un taglio e visione differente.
- I moduli acquaponici hanno avuto tutta una serie di problemi tecnici dati soprattutto dall’indoor: collocare all’interno i moduli ha portato molte nuove necessità. L’areazione e la luce sono le principali, le nuove consapevolezze ci porteranno a una studio molto più attento del contesto nel quale verranno collocati in futuro. Trasferiti in esterno, in un contesto arieggiato, sono rinati. RIngraziamo enormemente le scuole dell’infanzia che hanno avuto la pazienza e costanza di seguire la sperimentazione facendo considerazioni che ci sono state preziose.
Ora stiamo lavorando a un libretto di istruzioni che prepareremo nel corso dell’autunno e a nuovi allestimenti che integrino strategie di inclusione più mirate alle varie problematiche e contesti.
Qualche riga è giusto dedicarla al centro di orto terapia presso la Vasca SEB che non ha solo un nuovo allestimento sonoro per il percorso multisensoriale, ma quest’anno ha una prosa in più e a giorni sarà montata la nuova tettoia.
I prossimo articolo? sicuramente dedicato all’orto verticale del Centro 3T che quest’anno compie 5 anni!
A presto
Francesca C.
UNA GIORNATA PARTICOLARE
Condivisione di un sapere d’altri tempi
Scitto dalla 2B di Boario
Mercoledì 30 maggio gli ospiti della casa di riposo Angelo Maj sono stati accolti dai ragazzi di 2 della Tovini nell’auditorium per assistere alle presentazioni dei seguenti argomenti trattati nel corso dell’anno:
-Giardini del se (2 B)
-Gita a Torino (2 A)
-Esperimenti scientifici (2 D)
-Buffet per gli ospiti (2 E)
Noi, partecipando a 6 incontri con degli esperti, abbiamo costruito un modulo idroponico, per riciclare la lana, scoprire nuovi modi del suo utilizzo, DIVERTENDOSI ; )
Gli anziani ci hanno spiegato il modo in cui loro riutilizzavano e lavoravano la lana, inoltre ci hanno donato un bellissimo cartellone con disegni e scritte su curiosità di questo prezioso materiale.
Entrambe le cose , sia il laboratorio che l’incontro sono state esperienze interessanti ed arricchenti dal punto di vista umano e culturale.
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IDROPONICA IN LANA
Piante in verticale
Scritto dalla classe 2B di Boario
Nell’orto verticale realizzato da noi della 2B di Boario sono state piantate in verticale: pomodoro, fragole, basilico, fagioli e prezzemolo, provenienti dal nostro semenzaio.
Primo passaggio – tagliare con forbici o cesoie i tubolari di lana realizzati precedentemente per inserire le piante seminate inizialmente nella terra.
Secondo passaggio – inserire un po’ di terra all’ interno delle cavità create per fare adattare le piantine al nuovo substrato.
Terzo passaggio – prendere le piantine, liberare le loro radici e inserirle nei tubolari di lana.
Quarto passaggio – attivazione dell’impianto di irrigazione.
Quinto passaggio – abbiamo scoperto delle curiosità, per esempio che il pomodoro precedentemente era giallo ed è per questo motivo che si chiama “pomo d’ oro”; proviene dall’America ed è stato scoperto nel ‘500 circa.
Sesto passaggio – abbiamo scelto la distribuzione delle piante nel modulo in base a determinate caratteristiche delle piante stesse. Ad esempio, i fagioli che crescono in altezza li abbiamo posizionati in basso e abbiamo legato con dei fili di spago, come sostegni per farli arrampicare.
Basilico e prezzemolo invece sono stati messi nella parte superiore dei tubolari in lana, perché queste piante necessitano di più acqua.
Questo progetto è stato realizzato per il reimpiego delle nostre lane e non solo…
A noi è piaciuto moltissimo e pensiamo che abbia arricchito la nostra conoscenza e le nostre curiosità!
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Bienno ai giardini…ToT
Un articolo scritto da 1°A 1°B e 1°C IC Romanino di Bienno
(ToT) vuol dire che sto piangendo perchè siamo troppo disubbidienti…si poteva intuire…
Quando la scuola secondaria G. Romanino è andata a Sellero per visitare i giardini del SE ha fatto un tuffo nel passato oltre che nell’acqua…perchè??? La ragione è che a Sellero c’era la vasca di accumulo di una centrale idroelettrica. Appena arrivati abbiamo fatto una lunga camminata per vedere le tubature dell’acqua, nelle quali eravamo entrati, nei posti più sperduti…e sempre in tema acqua…
Un acquazzone ci ha accompagnato fino al museo “Tre torri”.
Ehi voi, compagni, cosa avete fatto in questa giornata acquosa???
Abbiamo visto un power point creato dalla professoressa Moreschi, parlante della costruzione dell’orto verticale posizionato nell’aula di scienze della scuola secondaria di Bienno…la classe che ha collaborato di più è la 1’B.
Poi abbiamo proseguito il tour con un tuffo nel passato delle fornaci con l’ aiuto degli stereoscopi. Gli stereoscopi sono degli strumenti che servono per sovrappore due immagini come fossero una sola.
Con l’ausilio di questi strumenti abbiamo rivissuto il passato della fabbrica, come quando spostavano la calce e il carbone dalle montagne fino alle fabbriche. Con la teleferica portavano il materiale, il calcare della Concarena formatosi con i resti dei fondali marini nella preistoria.
Presso il Centro 3t abbiamo fatto anche un laboratorio sull’energia: prima abbiamo realizzato un piccolo modello della famosissima pila di Volta utilizzando dei semplici materiali quali un pezzo di sughero, uno stuzzicadente, anelli di rame e zinco e della carta imbevuta col succo di limone.
ciao a tutti alla prossima puntata…….
Semenzaio per il nostro orto verticale
Scritto dalla 1°A e 1°B dell’Ist. secondario di primo grado di Esine
Preparazione del semenzaio nella terra
Abbiamo preparato dei vasetti con al’interno terra mescolata con sabbia, poi abbiamo scelto dei semi tra cui la calendula il basilico i fagioli i piselli insalata e il guado. Successivamente abbiamo bucato una bottiglietta per annaffiare le piccole piante e poi abbiamo osservato la loro crescita bagnandole ogni giorno.
Preparazione di un semenzaio usando un sostrato contenitivo di lana:
1- Abbiamo preso della terra, l’abbiamo mischiata con della sabbia e abbiamo mescolato finché non era compatta.
2- Abbiamo preso una cassetta abbiamo messo uno strato di lana e sopra della terra.
3- A questo punto abbiamo piantato nella terra dei semi di lattuga e guado.
4- Abbiamo fatto dei fori in alcune bottiglie piene d’acqua per utilizzarle come annaffiatoio.
5- Ogni giorno abbiamo bagnato le nostre piantine e dopo una settimana circa sono cresciute.
Preparazione di un vaso di riciclo con serbatoio per l’acqua:
1- Prendere un tappo e fare 5 fori.
2- Prendere una bottiglia e tagliarla a metà.
3- Rimettere il tappo alla bottiglia.
4- Mettere la parte superiore a imbuto nella parte inferiore.
5- Mettere nell’imbuto le palline di argilla espansa.
6- Mettere la terra sopra le palline di argilla.
7- Mettere una o più piantine all’interno della terra.
8- Riempire la parte inferiore della bottiglia con dell’acqua fin ad arrivare al tappo e innaffiare la piantina.