The eye sees everythings!!!

… è con questo motto, scritto su un foglietto di carta, che il gruppo interclasse ci lascia, alla fine della terza giornata dei “Giardini del se”, in balia del riordino dei materiali usati!
E’ la settimana della creatività delle scuole secondarie di primo grado di Bienno e Berzo inferiore, media Valcamonica; luoghi rinomati per antiche fucine, borghi in pietra, eremi e affreschi cinquecenteschi di rara bellezza.
Qui ogni anno, per una settimana, ci si dedica ad esplorare un altro modo di stare a scuola. La nostra occasione per avviare “I giardini del se”.
Cosa sono i giardini del se? chiedo loro, le risposte sono state, vado per ordine, “che non si sa cosa si farà” sembra di buon auspicio…il più impegnato: “giardino del pensiero” caspita siamo ai giardini di Academo; poi “se mi tratti bene io cresco”, e in fine “essere se stessi”.
C’è da temere di non essere all’all’altezza…e “se” lo fossimo? e se no?

Con questo gruzzoletto di se abbiamo avviato un percorso di 6 incontri che dalla lana, alla propriocezione corporea, passando per una lezione di semenzaio e stagionalità degli ortaggi, li ha portati a montare il loro orto verticale e quello di acquaponica per la scuola dell’infanzia.


Il foglietto di inizio articolo lo hanno lasciato abbandonato sul tavolo accanto ai recipienti di vetro, pieni d’acqua, che li ha fatti diventare pesci: la freccia che vi dovevano guardare attraverso “sembrava lontana”, “sfuocata”, “srotondata”, “distorta”, dando un effetto specchio…la sinistra diventa destra, il sotto sopra… insomma tutto dipende….se la testa è in una palla.

Non meno deformata deve essere apparsa la realtà quando fasciati, bendati occhi e bocca, legati mani e piedi, si sono dovuti affidare ad un compagno, perchè erano diventati insalate…che comunicavano dove volevano andare, dove volevano essere sistemate, in quale direzione percepivano calore, attraverso micromovimenti delle dita. E’ così che hanno scelto la location nella quale il loro orto in lana è stato poi allestito.
C’è chi ha individuato tutti i caloriferi lungo il tragitto, zigazagando nei bagni che si affacciano sul corridoio, chi invece è andato dritto dritto al finestrone…chi ci ha messo un po’ a disincagliarsi nelle trappole disseminate fra banchi e sedie…come solo un’insalata con grossi problemi di motilità sa fare. Eh sì perchè se l’orto in lana era il prodotto che tutti potevano vedere, condividere una visione diversa del mondo, capire le diverse esigenze di accompagnamento, le diverse potenzialità, era l’obiettivo da seminare.

propriocezione corporea e orto terapia

Ora che hanno imparato a seminare (semi veri), in terra e in lana, a costruirsi un piccolo innaffiatoio con una bottiglietta di plastica (sperimentando l’equilibrio fra pressione dell’aria e resistenza del materiale per una buona innaffiatura…fai da te), preparato il sostrato per una parete verticale in lana vincendo il disgusto per odori e materiali molto rustici… costruito un piccolo impianto idraulico…essere diventati pesci e insalate… be’ ora sono pronti a diventare orto terapisti di se stessi? ve lo raccontiamo nelle prossime puntate….quando piantumeremo e comincerà il prendersi cura.

F. C.

 

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